domenica 17 maggio 2009

"Ai confini della realtà", serie tv americana.

Ai confini della realtà è il titolo italiano della serie tv americana The Twilight Zone. Anche questo caso si inserisce nel percorso tematico di cui ho parlato nel recente articolo su Il seme della follia di Carpenter. (per maggiori informazioni è necessario leggere il primo articolo della serie: "Vanilla Sky" di Cameron Crowe: sogno o realtà?). Si tratta secondo me di uno raro esempio di qualità televisiva. La prima serie di Ai confini della realtà andò in onda tra il 1959 e il 1964 e poi ci furono altre due serie una tra il 1985 e il 1989 e l’ultima tra il 2002 e il 2003. Si tratta di una serie tv che indagava gli aspetti più filosofici della vita e stimolava la riflessione attraverso un linguaggio più vicino al cinema e di grande qualità artistica. Vale sicuramente la pena dare un’occhiata a qualcuno dei 156 episodi di Ai confini della realtà, per poi decidere di vederli tutti.

L’ideatore della serie fu Rod Serling ed ogni episodio della prima serie (la serie classica) era introdotto dalla sua voce con le seguenti parole: « C'è una quinta dimensione, oltre a quelle che l'uomo già conosce. È senza limiti come l'infinito, e senza tempo come l'eternità: è la regione intermedia tra la luce e l'oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l'oscuro baratro dell'ignoto e le vette luminose del sapere. È la regione dell'immaginazione, una regione che si trova ai confini della realtà. »

Rod Sterling era l’unica figura fissa della serie perché ogni episodio raccontava una storia unica e con personaggi sempre diversi. La sua voce introduceva una personaggio normale, della vita di tutti i giorni, che ad un certo punto si trovava improvvisamente a contatto con l’ignoto, con il confine della realtà, con la zona d’ombra e quasi sempre la vicenda era risolta con un colpo di scena finale che svelava il mistero e ribaltava il punto di vista dello spettatore. Sembra quindi quasi un sacrilegio raccontare la trama di uno qualsiasi tra gli episodi, proprio perché la sceneggiatura si affidava molto al colpo di scena finale. Ma in generale si può affermare che ogni episodio poneva delle domande e portava lo spettatore a riflettere sui più disparati aspetti della vita.

Proprio per questo ogni volta che parlerò di un episodio della serie cercherò soprattutto di basarmi sulle domande poste, senza svelare del tutto la trama.

Ho già detto che Ai confini della realtà è un prodotto televisivo di qualità e qui lo ripeto per aggiungere che era anche molto costoso e spesso rischiò di chiudere i battenti. Ma ebbe molto successo ed è stato oggetto di numerose parodie e citazioni (vedi la voce relativa su wikipedia). Mi interessa soprattutto citare il programma tv italiano “Avanzi” che proponeva una rubrica dal titolo Ai confini della decenza, in cui venivano criticati casi di malaffare nella vita politica e giudiziaria italiana.

Per un elenco completo degli episodi, con tanto di data di trasmissione, lo potete trovare qui.


Leggi anche

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"Vanilla Sky" di Cameron Crowe: sogno o realtà?

"The truman Show", il grande fratello.

"Matrix": pillola azzurra o pillola rossa?

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4 commenti:

  1. bellissima serie; forse la migliore americana, insieme a Twin Peaks e Lost

    ciao ciao

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  2. accidenti! la ricordo eccome! la passavano su tmc2 e devo dire che mi ha sconquassato il cervello piu' di quanto gia' non fosse! ero piccino quando la passarono e ricordo mi affascinava parecchio quell'alone di sopranormale, decisamente terrificante, nulla a che vedere con le cagate di film horror per adolescenti che producono oggigiorno!

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  3. si, in effetti i film horror di oggi sono presi da una isterica frenesia del mostrare tutto, perdendo completamente di vista il principio sacrosanto secondo cui ciò che non si vede fa davvero paura.

    In Ai confini della realtà è proprio l'ignoto l'oggetto di tutta la serie e dà un effetto perturbante

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  4. E' una delle serie della mia infanzia, ci sono parecchi episodi per me cult, soprattutto tra le prime serie ed è stato un piacere avere i dvd. quando si pensava più al contenuto che all'effetto speciale

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