domenica 29 marzo 2009

Il teatro del grande attore: vizi e virtù del teatro dell’Ottocento.

Nello scorso articolo ho iniziato ad affrontare il tema, così importante per il teatro contemporaneo, della nascita della regia teatrale. Ho scritto che a cavallo tra Ottocento e Novecento è avvenuta una rivoluzione teatrale che ha visto numerosi uomini di teatro rifiutare il sistema della produzione spettacolare a cui erano abituati. Sto parlando di artisti come Antoine, Dancenko e Stanislavskij, Fuchs, Appia, Craig, Reinhardt e Copeau, cioè i cosiddetti padri fondatori del teatro di regia. Tutte queste figure nutrirono lo stesso sentimento di rivolta nei confronti del teatro dell’Ottocento. Perché tutto questo odio a latitudini così differenti?


Il grande attore

Il teatro ottocentesco veniva visto come un ambiente fortemente degradato dal punto di vista artistico, in cui erano abituali comportamenti e modi di lavoro che portavano alla creazione di spettacoli raffazzonati e approssimativi. Si trattava di un teatro altamente professionale, il cui scopo principale era quello di vendere spettacoli. Tutta la struttura di questo sistema di produzione era finalizzato ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Questo perché per vendere bisognava produrre incessantemente. Il teatro dell’Ottocento era basato tutto sulla enorme esperienza e bravura dell’attore e tutto lo spettacolo era finalizzato alla sua performance. E’ infatti chiamato il teatro del grande attore. Per fare alcuni nomi un po’ a caso: Tommaso Salvini, Adelaide Ristori, Gustavo Modena, Giovanni Grasso, Eleonora Duse… Nei casi in cui gli attori erano di così grande levatura gli spettacoli raggiungevano incredibili vette artistiche, ma nella maggior parte dei casi ciò non avveniva e il pubblico divenne insofferente verso una forma teatrale troppo ripetitiva e colma di luoghi comuni. Vediamo che vuol dire.

 

I ruoli.

Per permettere una veloce ed efficace composizione dello spettacolo interveniva un aspetto fondamentale che sta alla base di tutto il teatro ottocentesco, mi riferisco al sistema dei ruoli. Ogni personaggio veniva ricondotto ad una ben definita categoria umana ed ogni attore era specializzato in una di queste categorie, meglio note come tipi umani. C’era il primo attore specializzato nei ruoli da protagonista, il caratterista nei ruoli comici e buffi, l’attore specializzato nei ruoli di vecchi Re o saggi e così via. La bravura di un attore era direttamente proporzionale alla sua esperienza perché ogni nuova interpretazione era il frutto della eliminazione di tutto ciò che non aveva avuto successo nelle precedenti recite  e la riproposizione di ciò che invece aveva funzionato. Come è facile prevedere più interpretazioni un attore aveva affrontato più raffinata e complessa era la sua performance.

Grazie al sistema dei ruoli l’attore sapeva già come un personaggio andava recitato e le prove servivano solo ad imparare la parte a memoria e dove non arrivava la memoria c’era il suggeritore.

Il suggeritore è un elemento fondamentale in un tipo di spettacolo in cui meno prove si fanno meno tempo si spreca. Il teatro dell’Ottocento è pieno di casi in cui gli attori recitavano vicinissimi alla buca del suggeritore perché non ricordavano la parte.

 

Gli attori.

In Sei personaggi in cerca d’autore Pirandello inserisce importanti elementi che rappresentano i vizi del teatro dell’Ottocento. Emblematico è il caso della prima attrice che naturalmente arriva in ritardo portando con se un cagnolino. Questo era un teatro in cui non si conosceva la disciplina, in cui gli attori erano capricciosi e soprattutto incredibilmente gelosi gli uni degli altri. Il primo attore non doveva in alcun modo essere offuscato e spesso i drammi venivano incredibilmente modificati per esaltare di più l’interpretazione di un dato attore o attrice. Questo è un alto importante elemento: l’assenza di rispetto per il testo drammatico. L’opera letteraria subiva continui e radicali rimaneggiamenti per rispondere meglio alle esigenze della compagnia. Per quanto riguarda le copie sulle quali gli attori studiavano la parte è da sottolineare un aspetto in particolare: quando il copione arrivava nella compagnia c’era un incaricato che si occupava di ricopiare a mano il testo per poi distribuirlo ad ogni attore. Ma non si trattava del testo completo ma solo della parte che il singolo attore doveva recitare. Per esempio: l’attore che doveva interpretare Amleto riceveva solo le parole di Amleto, l’attrice che doveva interpretare Ofelia solo quelle di Ofelia e cosi via. L’attore non conosceva le battute degli altri attori.

 

Il capocomico.

La figura che si occupava di dirigere i lavori era il capocomico che non era assolutamente come il nostro regista. Si occupava della direzione artistica e amministrativa della compagnia. Sceglieva i testi, reclutava gli attori, cercava i teatri in cui recitare, gestiva la cassa. Spesso era un attore e si occupava di addestrare gli attori più giovani. Era una sorta di imprenditore dello spettacolo che gestiva un’impresa composta da specialisti del mestiere. Ognuno si occupava del proprio compito senza dover necessariamente saper fare il compito dell’altro.

Ciò provocava però una perdita della qualità degli spettacoli che venivano messi su con molta fretta. Per i costumi ogni attore doveva provvedere da sé. Doveva possedere un proprio guardaroba che però si riduceva quasi sempre a pochi costumi: uno per le rappresentazioni contemporanee, uno per il medioevo, uno per il rinascimento. Lo stesso costume veniva usato per tutte le messe in scena, anche di testi diversi.

Per quanto riguarda la scenografia ogni compagnia aveva una serie di quinte facilmente trasportabili che rappresentavano scenari standard, buoni per più occasioni.

Tutti gli elementi evidenziati erano complici di una evidente ripetitività degli spettacoli e soprattutto gli intellettuali più sensibili iniziarono a ribellarsi a questo modo di fare teatro. Nei prossimi articoli inizieremo il nostro viaggio all’interno di questa rivoluzione attraverso le idee di coloro che hanno fondato il nostro modo di vedere il teatro.

 

Leggi anche:

La regia teatrale 

Il teatro della compagnia dei Meininger del duca Giorgio II di Meiningen. Una prima rivoluzione.


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1 commento:

  1. Ciao Matteo, grazie dei tuoi articoli, sono molto interessanti! Posso chiederti una bibliografia di riferimento soprattutto per quanto riguarda l'organizzazione del teatro ottocentesco?
    Grazie!
    Giulia.

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